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48 ore a Jaisalmer “la citta d’oro.”


Diario di viaggio in Rajasthan.


Jaisalmer, immortale eredità Rajput.


Quel caldo pomeriggio che arrivai a Jaisalmer, il vistoso forte di Sonar Qila esprimeva la dorata magnificenza di tutti i suoi 99 bastioni, simili a torri di sabbia, costruiti sulla sommità di una cresta in arenaria. Jaisalmer sembra essersi fermata al tempo in cui fu costruita, nel 1156, da Re Rawal Jaisal, della famiglia dei Rajput Bhatti, che volle una città meno vulnerabile della allora capitale Lodurva situata in pianura. Jaisalmer fu da sempre contesa dai potenti per la sua posizione ben difesa, ai limiti del deserto del Thar, e per la sua collocazione sulla via percorsa dalle carovane provenienti dalla Persia che arrivavano fino al sultanato di Delhi e persino fino all’Africa, fintanto che lo stesso sultano di Delhi Alauddin – Khiji nel 1294 se ne impadronì; la storia ricorda come le mogli dei rajput che abitavano la città si immolarono in un johar (rogo) collettivo per non cadere nelle mani nemiche in caso di sconfitta da quella battaglia che durò ben nove anni. Nel 1300 Jaisalmer tornò ai Bhatti almeno fino alla venuta in India dei Moghul con cui i Bhatti dovettero scendere a patti. Nel 1600 la città d’oro conobbe il suo massimo splendore quando Raja Sabal Singh accettò il dominio sulla città da parte del sultanato di Delhi.

Trascorsi il momento del crepuscolo a 5 chilometri da Jaisalmer, a Bada Bagh, dove i cenotafi di arenaria gialla, sulle sponde di un lago artificiale, rappresentano il luogo della cremazione dei reali. Da qui è impagabile l’effetto del sole che si nasconde alla Terra.



Il forte (Sonar Qila)

Il giorno successivo, di prima mattina con l’aria ancora fresca, fremevo per visitare il forte, l’unico al mondo dove ancora oggi abitano circa 4000 persone e che è il secondo forte più antico dal Rajasthan dopo il forte di Chittor. Da fuori ammirai le mura di cinta, alte 9 metri, che si estendono lungo un perimetro di 5 chilometri. In una atmosfera rilassata, camminai verso il forte fiancheggiando piccoli negozi, già aperti, dove gustare un buon chai, bancarelle di giornali e spezie profumate, attraversando la gente diretta ai ai templi con i fiori in mano. Salii dunque verso la Ganesh Pol, la prima porta di accesso al forte, superai la Suraj Pol, la Bhoota Pol e arrivai alla Hava Pol, la porta dei venti. Notai che le mura sono costituite da pietre poste a secco ed incastrate l’una all’altra secondo una tecnica che salvaguarderebbe Jaisalmenr da un terremoto. Giunta alla Chaugan Puda Chowk, la piazza centrale, ricordai che qui si celebrava anche la Johar.

Sulla destra c’è il Palazzo Reale, o Palazzo del Maharawal, che ospita a sua volta altri palazzi come il Juna Mahal e il Rang Mahal. Uscii dal Palazzo reale e seguii un vicolo che mi condusse agli elaborati tempi Jainisti, costruti tra il 1300 e il 1600 dai ricchi devoti mercanti. Sono sette templi in arenaria gialla uno addossato all’altro. Un altro vicolo mi portò in un tempio indu dall’aspetto più semplice dove si stava consumando la preghiera giornaliera. Realizzai quante fossero intorno a me le piccole vie dentro il forte che, ancora oggi, sono divise secondo le caste della gente che vi abita.


La città bassa e le havelis

Lasciai il forte quando ormai la calura mi ricordò di essere alle porte di un deserto. Mi recai dunque nella città bassa, proprio ai piedi del Sonar Qila, e decisi che avrei per un pò girovagato tra le splendide havelis, le antiche dimore in arenaria gialla, alte anche fino a quattro piani, che i mercanti, nel perodo migliore di Jaisalmer, tra il 17° e il 19° secolo, fecero costruire, da artisti specializzati nella lavorazione della pietra, con sculture, decorazioni e raffigurazioni finissime come ricami per mostrare la loro ricchezza ed influenza. Gli intarsi alle finestre consentivano alle donne di guardare in strada e stabilizzavano la temperatura all’interno delle stanze. Tutto intorno bazar pastello, venditori di fiori e frutta e ancora strette vie che mi condussero alle havelis più belle della città: la Salim Singh ki Haveli, con la ricca balconata del terzo piano che le conferisce imponenza, appartenne ad un primo ministro da cui l’haveli, costruita nel 1800, prese il nome; la Patwon Ki Haveli, dalla elegante architettura, voluta nel 1800 da un ricco mercante di broccato e composta a sua volta da cinque havelis tanti quanti erano i suoi figli cui erano destinate. Mi colpisce la sproporzione tra le piccole viuzze in cui sono collocate queste splendide case ed i grandi ingressi a portone di queste antiche dimore spesso ancora abitate dai discendenti dei loro originari proprietari.


Gadi Sagar Lake

Per conservare la preziosa acqua piovana nel 1400 fu costruito il lago artificiale di Gadi Sagar. Entrai nella zona del lago attraverso la porta principale, la Tillon ki Pol, costruita, alla fine del 1800, contro il volere del re, da una cortigiana, che vi aggiunse un tempo di Krishna per far desistere il re dall’abbattere l’opera vietata.


Le dune a Sam (il deserto del Thar)

Intesi terminare questa magnifica giornata sulle dune di sabbia a Sam, a quasi 40 chilometri da Jaisalmer. Un dromedario mi portò sino a quelle più lontane dove mi sedetti a godere della fresca aria del deserto che anticipa l’arrivo del tramonto, accompagnata dalla musica di suonatori locali.

Posai il mio sguardo sui campi tendati che coccolano i turisti arrvati sin lì e sui parapendii colorati che volano sul deserto.


Jaisalmer si trova a 335 chilometri da Bikaner ed a 290 chilometri da Jodhpur. E' raggiungibile con il treno in quanto dispoe di una stazione ferroviaria oppure in auto o bus.

Ogni Febbraio vi si tiene il famoso festival del deserto http://www.passoinindia.com/#!il-festival-deserto-a-jaisalmer/c2ni

Testo by Passoinindia

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