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La lunga storia di Goa



Nel periodo vedico (c.1000-500 aC), Goa era chiamata con il nome sanscrito "Gomantak", che significa “terreno fertile” ma la parola ha anche altri significati. Il nome di Goa, Gove o Gowapura deriva invece dai portoghesi che così chiamarono la cittadella portuale vicino alla foce del fiume Mandovi, che divenne la loro capitale, quella che è la odierna città.


A Goa arrivarono nel tempo i bramini chiamati Saraswat Brahmins, originari delle sponde del fiume Saraswati, un antico fiume esistente ai tempi vedici che poi si prosciugò costringendoli a spostarsi altrove nell’India. Nei loro insediamenti chiamati "agraharas" si dedicavano all'agricoltura e ai rapporti con gli indigeni locali.


Nello "Skanda Purana”, libro sacro indu, si racconta che il Signore Vishnu, nella sua sesta incarnazione di "Lord Parashurama", lanciò una freccia dalla cima dei monti Ghat occidentali verso il mare. Comandò poi al mare o al "Signore Samudra" di ritirarsi dove cadde la freccia e dichiarò che quella terra era il suo regno; quella terra divenne Goa.

L'antica storia documentabile di Goa comincia dal tempo dell'impero Mauryan in India. Gli editti di Rocknance Girnar del grande imperatore Ashoka di Pataliputra (Patna) si riferiscono al popolo dei Konkani, una comunità etnolinguistica che abitava anche la zona di Goa e parlava la lingua Konkani.

Varie dinastie indù controllarono Goa per i successivi 700 anni (dal II° secolo d.C. al 1356), tra cui i Kadambas (1006 d.C.-1356 d.C.), alleati ai Chalukyas. La loro capitale, prima Chandrapur (Chandor) (937 d.C.-1310 d.C.), divenne Govapuri sulle rive del fiume Zuari, il sito dell'odierna Goa Velha. I Kadamba costruirono il primo insediamento sul sito di Old Goa nella metà del 11° secolo, quando si chiamava Thorlem Gorem. Il periodo dei Kadamba è considerato la prima età d'oro di Goa. La morte dell'ultimo re Chalukya nel 1198 indebolì la loro alleanza e questo rese Goa vulnerabile alle invasioni musulmane che presto sarebbero arrivate.


Infatti nel 1350 i Bahamini saccheggiarono e distrussero completamente Goa, uccisero i sacerdoti e demolirono i suoi templi, ad eccezione del Tempio Shree Mahadev a Tambdi Surla che esiste ancora oggi. I Bahamini furono sconfitti dall'impero indù di Vijayanagar (14-15° secolo d.C) ma tornarono di nuovo nel 1470 e vinsero. Goa venne così ad appartenere al regno musulmano dei Bahmani del Deccan (15° secolo). Per sviluppare il commercio sulle rive settentrionali del fiume Mandovi, i Bahaminis crearono una nuova città che chiamarono Ela.


Poi arrivarono i portoghesi. Il primo fu l’esploratore Vasco da Gama che nel 1498, scoprendo una nuova rotta marittima verso l'India, attorno al Capo di Buona Speranza, toccò le rive di Calicut, nell'attuale Kerala. Uno degli obiettivi di Vasco da Gama nel trovare la rotta marittima verso l'India era trovare potenziali convertibili al cristianesimo. Atterrando a Calicut nel 1498, fu sorpreso di trovare una fiorente comunità cristiana fondata da uno degli ultimi apostoli di Gesù, San Tommaso. Ma per i portoghesi che sarebbero venuti qui a commerciare, non si rivelò facile attraccare lungo la costa di Malabar (controllata dallo Zamorin di Calicut) e così si diressero a nord, assediando Goa nel 1510, sotto il comando di Alfonso de Albuquerque mentre il Sultano era impegnato altrove. Ritornato, il sultano Adil Shah, tre mesi dopo sconfisse l’esercito portoghese. Ma Alfonso non mollò e nei mesi successivi, appena morto il sultano, quando Goa era sotto Rasul Khan, uno dei suoi generali, entrò vittoriosamente nella città di Ela, il giorno di Santa Caterina, cui venne dedicata una chiesa, il 25 novembre 1510, massacrando la popolazione musulmana.


I primi missionari inviati in India dopo la scoperta della rotta marittima furono alcuni frati domenicani che vennero come cappellani della flotta sulle navi di Albuquerque. Da lì a poco, tempo due anni, arrivò a Goa San Francesco Saverio, oggi santo patrono di Goa, che fondò l’ordine dei gesuiti. Essi operarono, nel tempo, non solo a Goa ma anche ad est, a Macao, in Giappone, nelle Filippine e alle porte della Cina. La morte di San Francesco, su un’isola nel Mar Cinese Meridionale, condusse anche alla sua santità nel 1622 e le sue reliquie sono conservate nella Basilica di Bom Jesus, nell'Old Goa.

Gli altri ordini missionari e religiosi che si stabilirono a Goa includono i domenicani nel 1572, i francescani, i Theatines nel 1640, l'Ordine di San Giovanni nel 1681 e i Carmelitani nel 1700. L'unico convento di suore a Goa era il monastero di Santa Monica, fondato nel 1606.


Nel 1543, i portoghesi conquistarono territori attigui, facendo di Goa il fiore all’occhiello dell'impero orientale del Portogallo.

Verso la fine del 16° secolo, Goa, splendente, era soprannominata "Golden Goa" o "Lisbona dell'Est". Ma Goa ebbe a che fare anche con la questione religiosa. Albuquerque era interessato solo ai commerci e tollerante verso gli indu (solo vietò la pratica del sati) ma, nel 1540, arrivò a Goa l’ "Inquisizione" (era il periodo della controriforma in Europa) che censurò la letteratura ed anche il sentimento portoghese verso gli indu si trasformò in intolleranza religiosa. La legge vietava la professione pubblica di qualsiasi religione non cattolica. Anche i cristiani siriani, in India già prima dei portoghesi, furono considerati eretici, come gli ebrei e i protestanti. Un editto del viceré nel 1576 richiedeva la distruzione di tutti i templi indù nel Goa portoghese, il divieto delle abluzioni rituali e le espulsioni di sacerdoti e predicatori non cristiani. Agli indù era proibito visitare i Templi in aree vicine non portoghesi e alcuni dovettero frequentare le Chiese. Critico era il rapporto sociale tra cristiani e non cristiani e i convertiti erano favoriti nelle nomine alle cariche pubbliche di Goa.

Sebbene la legge stabilisse che la conversione al cristianesimo dovesse avvenire con persuasione e senza uso della forza, nel 1559 un decreto ordinò che i bambini orfani indù fossero consegnati al Collegio di San Paolo per essere battezzati e istruiti a diventare in costumi e abitudini dei veri cristiani europei. Sotto il conte di Alvor (1681-1686) venne reso obbligatorio l'apprendimento della lingua portoghese, cosicché i “Goans” dovettero rinunciare alla antica lingua Konkani.


Nel 16° secolo cominciarono le incursioni dei Maratha, finché, con un trattato del 1739, i portoghesi concessero loro il controllo delle province del nord India, in cambio del loro ritiro da Goa che tuttavia minacciarono nuovamente, invano, nel 1741. In questo periodo, i portoghesi espansero i loro territori chiamando le nuove terre acquisite "Novas Conquestas", mentre veniva meno la loro missione di conversione religiosa. Nel 1759, bandirono l'ordine dei gesuiti, perché ritenuti burattini del papa a Roma. Nel 1835, tutti gli ordini religiosi furono messi al bando e alla maggioranza indù fu concessa la libertà di praticare la propria religione. Ecco perché le "Nuove conquiste" mantennero la loro identità indù, una caratteristica che persiste ancora oggi, e questo è anche il motivo per cui esiste una differenza religioso / culturale / linguistica o dialettale tra Goa e queste zone (Talukas di Tiswadi, Bardez, Salcette e Mormugao, Pernem, Bicholim, Sattari, Ponda, Sangem, Quepem e Canacona).


Verso la metà del 17° secolo, cominciò il declino di Goa come porto commerciale mentre i portoghesi dovettero affrontare perdite militari contro inglesi e olandesi, questi ultimi ormai a capo del commercio delle spezie. Intanto il Brasile stava diventando il nuovo polo coloniaIe per il commercio delle spezie.


Sebastian Jose de Carvalho, in seguito Marchese di Pombal, fu Primo Ministro del Re del Portogallo dal 1750 e guadagnò potere per aver ben gestito il post-terremoto di Lisbona nel 1755. Nel 1761, Pombal emise un editto per confiscare tutte le proprietà dei Gesuiti in favore della corona, li imprigionò o li cacciò dalla città. 53 sacerdoti gesuiti furono giustiziati come collaboratori nel tentativo di assassinio del re. Gli insegnanti gesuiti vennero sostituiti. Il maggiore impatto fu commerciale visto che i gesuiti erano proprietari terrieri, spedizionieri, costruttori, commercianti e finanzieri oltre che custodi dei fondi della corona, dirigenti del Royal Hospital di Goa, responsabili della manutenzione delle fortificazioni e del conio di monete in alcuni luoghi. Per più di mezzo secolo prima di Pombal, i sacerdoti locali di Goa erano uomini del clero ma mai fu permessa loro una carriera. Tutti i posti di prestigio come il capo della cattedrale, i viceré e le cattedre di Goa erano tutti occupati solo da europei. I decreti di Pombal del 1761 e del 1763, tra gli altri, sancirono l'apertura del clero e vari ordini religiosi a tutti i sudditi, di origine bianca o nativa. Pombal, inoltre, nel 1774, soppresse l'Inquisizione con gran favore dell’opinione pubblica.


Il primo novecento fu uno dei periodi migliori per Goa. Quando, nel 1910, il Portogallo divenne, da monarchia, repubblica i goans erano rappresentati nel parlamento portoghese, qualunque religione professassero. A tutti indistintamente erano garantite libertà individuali. Fiorirono le arti e la letteratura. Tutto questo cambiò nel 1928, con la dittatura di Antonio Salazar, ex primo ministro, che col suo "Acta Colonial" negò le libertà sino ad allora concesse.

Molte delle élite colte di Goa emigrarono a Bombay. Fu qui che nacquero i movimenti nazionalisti contro il colonialismo portoghese. Il più influente nazionalista di Goa, Tristao de Braganza Cunha, stabilì una relazione con l'Indian National Congress. Sosteneva, come Nehru, che una volta che gli inglesi avessero lasciato il subcontinente, Goa sarebbe stata abbandonata dai portoghesi.

Il leader socialista Dr. Rammanohar Lohia giunse dall'India a Goa e, a Margao, il 18 giugno 1946, lanciò un movimento per le libertà civili e per quella dal dominio portoghese. Il movimento satyagraha (non violento) a Goa continuò fino al novembre del 1946 quando alcuni leader furono arrestati. Alla fine del 1946, il movimento si spense e il governo portoghese adottò misure repressive per sradicarlo da Goa.

Nel 1949 il governo di Nehru mandò una missione a Lisbona per negoziare con i portoghesi il loro ritiro da Goa ma essi rifiutarono di discutere la questione. Nel 1953, la missione indiana fu chiusa e le relazioni diplomatiche tra i governi furono condotte solo attraverso intermediari.


Scaramucce tra portoghesi e movimenti e partiti di liberazione continuarono, fino a che un giorno il governo portoghese cominciò ad armare le sue truppe, come fosse pronto a dichiarare guerra all'India. Finalmente, dopo 450 anni di colonialismo portoghese, il 17 dicembre 1961, il primo ministro indiano Jawaharlal Nehru ordinò l'invasione militare e la liberazione di Goa. L’esercito nemico era mal equipaggiato e in inferiorità numerica e così il generale del governatore portoghese, Vassalo da Silva, dovette arrendersi.

Dopo tre giorni e quasi senza spargimento di sangue, con questa operazione chiamata "Operazione Vijay", il 19 dicembre 1961, Goa fu integrata alla Unione Indiana"che già, el 1947, avea già ottenuto l'indipendenza dagli inglesi. Questa data è ancora oggi celebrata come il giorno di liberazione di Goa.


testo by PassoinIndia (con l'ausilio del web)


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