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LA SACRALITÀ DI ALLAHABAD


Il sangam ad Allahabad, incontro dei fiumi

LA SACRALITÀ DI ALLAHABAD. (UTTAR PREDESH, INDIA)


Da Varanasi, il mio treno conduce al “luogo delle offerte”, così come è tradotto il nomignolo Prayag di Allahabad, nel sud dell’Uttar Pradesh. Si, perché Allahabad è un altro luogo altamente sacro dove, ancora più di altrove, come a Varanasi, si tocca con mano la antica ritualità che omaggia la posizione di questo luogo sul sangam, la confluenza di tre fiumi, dove l’acqua marrone del Gange incontra quella verde della Yamuna, insieme al sotterraneo fiume Sarasvati. Tant'è che qui, ogni 12 anni, si celebra il Khumb Mela, il grande raduno indu dove masse di persone comuni ed asceti arrivano per immergersi nelle acque purificatrici che lambiscono più di 100 ghats, i gradini che conducono alla riva. Si crede che in questo punto siano cadute le gocce del nettare dell’immortalità .Ogni 6 anni, la ricorrenza ritorna con l’Ardh (mezzo) Khumb Mela, evento più contenuto ma ugualmente attraente che si tiene in questa città, una delle più antiche dell’India.

Tutto l’anno Allahabad è meta di pellegrinaggi considerati tra i più santi della religione induista. Annualmente (gennaio-febbraio) è il Magh Mela l’evento più importante. Qui, al sangam, furono gettate all’acqua le ceneri di Gandhi e di altri leader della nazione. Di Prayag si parlò già negli antichi testi sacri, i Veda, il Ramayana, il Mahabharata. Desidero che da qui parta la mia visita, dopo aver respirato questa atmosfera con una sensazione di calma mista ad eccitazione. É uno di quei punti che io chiamo “non luogo”, dove davvero il tempo sembra fermo, un altrove che colpisce sempre il viaggiatore occidentale. Con un taxi percorro i 7 km. che mi separano da Civil Lines, il quartiere centrale degli affari, realizzato con un grande progetto urbanistico, con strade piane che si intersecano a griglia e grattacieli, costruito nel 1857 per i britannici. Ad Allahabad, infatti, gli inglesi trasferirono, da Agra, il quartiere generale delle province nord-occidentali ed un anno dopo da allora la Compagnia delle Indie trasferì ufficialmente alla Corona britannica tutti i suoi possedimenti; un memoriale nel Parco di Minto ricorda quel fatto storico da cui nacque il Raj britannico. Mi trovo nella zona nord di Allahabad, la più moderna, che la stazione di Allahabad Junction divide dalla parte antica. Entro nella Chiesa anglicana di Ognissanti, del XIX^ secolo, in stile gotico che merita una visita per i disegni sull’Altare marmoreo e le vetrate istoriate ed è aperta solo la domenica. Esco dal caos cittadino che caratterizza tutte le città indiane, per rilassarmi un poco sul grande prato verde del Parco di Chander Shekhar Azad, all’estremità del quale si trova il Museo Nazionale tra i più importanti dell’India, una vera ricchezza di manufatti antichi e di arte moderna. Poi, mi dirigo a nord-est dell’edificio e raggiungo la bella zona che ospita l’Anand Bhavan, il caratteristico palazzo vittoriano in arte indo-saracena sulla cui sommità svetta il chhatri, come è chiamato un padiglione sormontato da una cupola, in tipico stile indiano. Qui trascorse la sua infanzia Jawaharlal Nehru, primo capo dell'India indipendente, dal 1947 al 1964, padre del primo ministro, dal 1966 al 1977, Indira Gandhi che nacque in questa casa, e nonno di Rajiv Gandhi, anch'egli primo ministro dal 1984 al 1989. Nonostante il cognome, essi non ebbero alcuna parentela con il celebre Mahatma Gandhi. Il nome Gandhi arrivò alla famiglia dal marito di Indira, Feroze Jehangir Ghandy, che trasformò il suo cognome in Gandhi. Il vero Gandhi fu comunque ospitato in questa residenza quando visitò Allahabad. Mi reco sul lungofiume di Allahabad che si sviluppa lungo lo Yamuna, passeggio piano piano, lasciandomi cullare dalla magia del sole che sta per calare. È ancora un momento di preghiera per la gente di Allahabad, le donne posano diyas, i lumini che galleggiano sull’acqua. Fermo il mio cammino al Saraswati Ghat, un luogo delizioso di nuova costruzione. Domattina mi recherò ancora una volta al sangam per vedere l’alba.

Il giorno sta per cominciare, sosto un poco tra le barche che conducono nel fiume che in questo punto assume svariati colori. Il volo dei tanti uccelli impreziosisce questo scenario di grandi pianure alluvionali. Allahabad fa parte infatti della grande pianura indogangetica dell’India settentrionale, conosciuta anche come Valle dell’Indo o Hindustan, culla della cultura antica dell'India. La fertilità di queste terre ha favorito gli insediamenti di grandi imperi del passato tra i quali i Gupta, i Maurya, i Moghul. Anche gli antichissimi popoli arrivati dalla Persia, gli Ari, si stabilirono nell’Hindustan, tanto che, in epoca vedica, queste regioni furono chiamate Aryavarta, terra degli ari. Un luogo di importante biodiversità sempre più compromessa dall’arrivo dell’uomo moderno. Animali, tra cui il delfino di fiume, gli uccelli e le tartarughe, sono sempre più minacciati e, per queste ultime, il governo ha approvato nel 2017 la realizzazione di un santuario per la loro protezione. Osservo i panda, i sacerdoti che recitano preghiere al nuovo giorno ed assistono i pellegrini nelle loro abluzioni mattiniere, le donne con il loro tilak in fronte, i figli maggiorenni del defunto con la testa rasata, come vuole tradizione, che offrono Pind Daan, un rituale di lutto che ha luogo il tredicesimo giorno dopo la morte per dare sollievo all’anima. Alzo lo sguardo ed il profilo del forte di Akbar mi appare davvero imponente. Sarà la mia prossima tappa. Fu Akbar (1556-1605), il grande imperatore moghul, a volere questa fortezza nel 1583. Nell’ Akbarnama, il libro in persiano di Akbar, che è la cronaca ufficiale del suo regno, da lui commissionato al suo storico di corte, è scritto che, dove oggi sorge Allahabad, Akbar intendesse costruire una città grazie alla sua posizione strategica. Oggi gran parte del forte è occupata dall'esercito indiano e quindi solo alcune zone sono aperte ai visitatori. È possibile infatti vedere il massiccio pilastro di Ashoka del 232 a.C., di oltre 10 metri, in pietra arenaria levigata che reca importanti editti tra cui un’ iscrizione persiana dell’imperatore Jahangir, il quarto imperatore moghul, figlio di Akbar, per commemorare la sua ascesa al trono.

Il Saraswati Koop, altra visita concessa, è un pozzo che si dice sia la sorgente del sotterraneo fiume Saraswati. Ugualmente permessi, il Palazzo Jodhabai, che raffigura una bella fusione di architettura hindu e islamica, il Tempio di Patliputra che si trova sottoterra con l’Akshyavat, l’immortale albero di Banyan adorato dai fedeli perché ritenuto visitato da parte del Dio Rama. Lascio il forte, ma prima di salutare Allahabad non manco un giro nei bazaar di Chowk, la città vecchia. Mi reco prima al Kushrau Bagh, un giardino che accoglie quattro importanti tombe moghul tra cui quella, del 1622, di Khusrau, il figlio di Jahangir, imprigionato dopo la sua ribellione contro il padre ed in seguito ucciso per volere del fratello, Principe Khurram, colui che sarebbe divenuto imperatore col nome di Shah Jahan, il committente del Taj Mahal. Gli archi, le cupole e gli chhatris ricordano, ancora una volta, la splendida architettura moghul.


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https://www.passoinindia.com/india-del-nord-e-kumbh-mela



Link utili

Khumb Mela

https://www.passoinindia.com/india-del-nord-e-kumbh-mela


Akbar

https://passoinindia.wordpress.com/2018/09/10/akbar-il-piu-grande-dei-moghul/


Ashoka

https://passoinindia.wordpress.com/2013/02/17/il-governo-buddista-di-ashoka/


India indipendente

https://passoinindia.wordpress.com/2013/08/15/lindipendenza-indiana-e-la-partizione-del15-agosto-1947/


Taj Mahal

https://www.passoinindia.com/single-post/2016/04/11/Taj-Mahal-monumento-allamore?fb_comment_id=825471764248728_1097712267024675


Varanasi

https://www.passoinindia.com/single-post/2016/04/15/Varanasi-la-città-di-Shiva


tilak

https://passoinindia.wordpress.com/2014/06/28/il-significato-del-bindi-e-del-sindoor/

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